Tanti viaggi, tante valigie – parte 2

Mantova – Minorca via Barcellona
Tempo: 12 ore di auto + 8 ore di traghetto
Chilometri: 1.340
mantova-menorca

Questo è uno dei viaggi che ho fatto più spesso, andata e ritorno. La cosa che mi stupisce è che le ore in auto non mi sembrano neanche tante. Sarà che ogni due ore ci scambiamo di guida (o almeno, quella è l’intenzione finché non mi addormento), sarà che creiamo sempre una colonna sonora che ci accompagnerà durante il viaggio e nelle prime settimane a Minorca, sarà che la preparazione al viaggio in sé si assorbe tutte le mie energie. Insomma, alla fine quelle ore volano e nel primo pomeriggio siamo nella mia amata Barcellona.
Tutto quello che precede quel viaggio d’inizio stagione a Minorca è per me emozionante.
Si comprano i biglietti per il traghetto, si fa controllare la macchina, si tirano fuori gli scatoloni con gli elettrodomestici da cucina, si fa scorta di buon cibo -salsa di pomodoro e marmellate casalinghe, biscotti, crostini, vino- e junk food per il viaggio, si mettono in valigia i vestiti necessari quali costumi da bagno, vestiti, sandali e shorts, e si cerca poi di far rientrare il tutto -con abilità da campioni di tetris- nel baule limitato del mezzo.
La partenza alle 2 di notte ci fa evitare la maggior parte del traffico e, una volta oltrepassati i pedaggi francesi a lancio di monetine ogni 10 minuti, già al confine tra Francia e Spagna ci sentiamo a casa. Parcheggiamo con comodo in uno dei parcheggi sotterranei vicino al porto, e ci concediamo un pranzo nella Barceloneta nell’attesa che aprano le biglietterie. Alle 18 ritiriamo le carte d’imbarco e il foglietto con scritto Mahon da mostrare nel cruscotto; poi con la macchina ci mettiamo in coda davanti ai cancelli, con lo Zurbaran che si staglia imponente sul porto di questa città splendida.
Imbarchiamo e, come al solito, non abbiamo un posto in cuccetta. Ci sistemiamo quindi tra i sedili dell’area laterale, dove fa più buio e magari non verranno a dirci niente se ci sdraiamo per terra. Con tanto di cuscino e coperta, il pavimento non è poi tanto duro, soprattutto quando adesso l’adrenalina non fa più il suo effetto.
Su quattro viaggi, il mare ci ha giocato un brutto scherzo solo una volta, di ritorno, a fine ottobre. La scena in nave era abbastanza apocalittica, con gente che vomitava ininterrottamente l’anima e fuori onde di 5-6 metri sferzavano il traghetto e i suoi passeggeri.
Dopo 8 ore di sonno non sempre tranquillo, il porto di Mahon ci accoglie con il silenzio tipico dell’isola ad aprile, interrotto solamente da qualche gabbiano. Sole e cielo azzurro intenso fanno dimenticare i dolori alla schiena e la stanchezza di un viaggio stremante. La ricerca di una casa per i mesi successivi ci aspetta.

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